La Vision Board a scuola!
Qualche giorno fa con l’amica Anna Pollio, insegnante e documentarista, abbiamo proposto il progetto della Vision Board a una classe quinta dell’Istituto J. Ruffini di Genova.
Il progetto, articolato in cinque incontri da ottobre a maggio, ha l’obiettivo di accompagnare i ragazzi nella costruzione della propria Vision Board. La Vision Board li aiuterà a focalizzare e raggiungere gli obiettivi previsti per l’esame di maturità, ma ha anche l’ambizione di guardare un poco oltre e orientare il loro sguardo al “dopo scuola” con chiarezza, creatività e determinazione.
Sono estremamente contenta di poter portare questi strumenti all’interno dell’offerta formativa scolastica. I giovani sono la nostra più grande risorsa e penso sia fondamentale “prendersi cura” di loro ascoltandoli e stimolandoli a cercare le loro risposte, i loro racconti e le loro risorse.
Dopo una prima fase di studio nella quale i ragazzi si sorprendono per la proposta di un nuovo e diverso punto di vista, si aprono e raccontano qualcosa di loro. Trovo estremamente stimolante lavorare con i giovani perché sono molto meno strutturati rispetto a noi adulti e offrono continui spunti di riflessione.
La classe è un caleidoscopio composto da tante sfumature in cui ognuno porta la propria specificità. Negli occhi di questi ragazzi ho visto la fatica di questi ultimi anni; tuttavia ho cercato di stimolare in loro la voglia di ritornare a desiderare e di includere nella Vision Board non solo progetti ma anche e soprattutto desideri.
Questo primo incontro è stato di spiegazione e progettazione. Il compito per la prossima volta sarà quello di cercare le immagini, i disegni, i colori, i materiali utili per la costruzione concreta della Vision Board che inizieremo durante il secondo incontro di dicembre.
Mi ha sorpreso osservare come le “cose” o le “azioni” materiali fossero presenti in quasi tutti i racconti mentre la parte emotiva quasi assente. Le aspettative del mondo adulto pesano indubbiamente su di loro ma ho cercato di aprire uno spiraglio anche ad altre domande: non solo cosa vorrei… ma anche come vorrei sentirmi…
Le due ore che avevo a disposizione sono passate veloci, mi hanno ispirato tante riflessioni e confermato il mio sentire in relazione alla necessità di lavorare con i giovani su larga scala.
Nello sguardo dei giovani c’è il futuro, un futuro che è già qua.